Nel cuore della notte i pensieri sono più intimi, certamente più malinconici.
Sarà perché la casa dorme da un po'.
Sarà perché il mio cronotipo è decisamente "gufo", come era lui, piuttosto che "allodola".
O più probabilmente perché a quest'ora sono stanca e la sveglia comunque domattina suonerà inesorabile, troppo presto.
Dunque la mente va libera, i ricordi si affastellano.
E' bastato cercare di riordinare un poco il guardaroba nel pomeriggio: prevalgono i maglioni di lana pesanti e le camicie devono attendere.
Ecco saltar fuori dalle cappellerie un ricordo concreto, ancora vivido: il Borsalino che indossava mio padre al mio matrimonio. Oltre che a venderli per una vita, ha sempre portato con grande disinvoltura cappelli e berretti, il mio "Cappellaio Matto".
Ma nulla è mai casuale e non voglio fare lo psicologo a tutti i costi però. . . è proprio così.
Questo feltro che mi ritrovo tra le mani, mi parla ancora di lui.
Non importa che ormai sia una donna matura, con figli già adulti.
Mio padre mi manca tantissimo e proprio ora avrei bisogno del suo sostegno, delle nostre estenuanti chiaccherate notturne, tra "gufi", appunto.
Ma più semplicemente del suo sapermi abbracciare.
Il suo essere lontano mi pesa come non mai. Otto anni sono pochi e sono tanti. Quell'infausta primavera che se l'è portato via, ma in realtà poi. . . era già tutto così vago, da tempo.
Si, davvero mi manca, mio padre
Susanna