sabato 25 giugno 2016

Congedando Giugno

Un tempo Giugno rappresentava la fine delle scuole, l'inizio delle vacanze, soprattutto il mese dell'estate fulgida che arriva con tutto il suo bagliore. Ed è proprio questa gran luce che mi frastorna, se poi aggiungiamo un caldo torrido ed umido il gioco è fatto: sono praticamente "fuori servizio", mentalmente e fisicamente. 
Un pò come succede ai miei due gatti neri che ciondolano alla ricerca dell'ombra, in giardino.


Tra un nubifragio e l'altro, sono riuscita ad andare a Roma a vedere una splendida mostra, Correggio e Parmigianino. Arte a Parma nel Cinquecento, presso le Scuderie del Quirinale e ci siamo regalati una bellissima giornata in una Roma estiva e luminosa.

Via delle Quattro Fontane















Chiesa di S. Andrea al Quirinale
Foto di Fabio De Santis
La mostra era poco affollata, quindi ce la siamo potuti godere tranquillamente, apprezzando anche il magnifico panorama che si poteva scorgere dalle finestre delle Scuderie.



Abbiamo pranzato nel "nostro" storico ristorante cinese cui ci recavamo con tutta la famiglia già trent'anni fa... non c'è dubbio che il cibo cucinato lì non ha nulla a che vedere con quello che si trova generalmente in giro: tutto omologato, dallo stesso sapore e un pochino gommoso. 
Qui invece si apprezza la vera cucina cantonese, croccante e speciale, caramellata o piccante.

Poi via, verso il mio mare di Ostia per salutare la mia cara vecchietta.
E' sempre un piacere rivedere i luoghi in cui sono nata.


Un artista della sabbia
E nel pomeriggio di domenica ritorno a casa, nelle verdi Marche. 
Pleonastico dirvi che abbiamo fatto un considerevole tratto di strada, da Orte a Spoleto, sotto una pioggia torrenziale, a ricordarci che questo ormai è il clima bizzarro che accompagna la nostra estate.


Ma rientrando a casa ci sono tante belle novità. 

Il tiglio poderoso e del tutto fiorito, è tornato ad essere frequentato assiduamente da frotte di api operose; il brusio è intenso, un via vai continuo che scuote le foglie e lascia cadere i fiori anche sulla pelliccia nera ed arruffata della gatta Alice, troppo apatica per il gran caldo e dunque non se ne cura affatto.
















Nell'intercapedine della finestra, che vede filtrare luce ed aria dai fori tra i mattoncini di quella che originariamente era l'areazione di un fienile (ora adibito a studio, accanto a casa) una solerte mamma-uccellino fa avanti e indietro, infaticabile e frettolosa. 
Questo per me è il segnale che il nido è di nuovo abitato: infatti è così. 
Cercando di non infastidire troppo i piccoli, scatto una foto attraverso il vetro interno. Ma devo far presto, perchè se la mamma si accorge di una presenza umana, potrebbe abbandonare a loro stessi quei beccucci affamati che si spalancano, pigolando incessantemente.


Anche le ortensie sono tornate a fiorire rigogliose, così come il limone e il piccolo arancio.

 


La cosa più bella in assoluto non ho potuto fotografarla. 
Invero ci ho provato, ma il risultato non mi ha entusiasmato: centinaia di lucciole che danzano, pulsando ritmicamente nel buio della notte calda, qui in giardino, con una colonna sonora a cura di grilli nostrani e sulla testa un mare di stelle. Il tutto suffragato dal profumo del ciclamino e del tiglio che si diffonde nell'aria.
Allora mi riappacifico con la vita e per un pò dimentico i miei problemi seri.

Ieri poi abbiamo superato l'ispezione dell'Ente Certificatore del Biologico.
Ogni volta un vero esame: qualche ora sui campi sotto il solleone a prender nota delle colture effettivamente presenti, delle piante infestanti in mezzo al grano duro (chiaro: non ci sono prodotti chimici!) del cece che seminato, però non è venuto fuori, probabilmente per la pioggia eccessiva e poi un rigoroso controllo del cartaceo. Bene: ricevo complimenti perchè rispettosa dei tanti cavilli e per la compilazione dei registri con la mia bella calligrafia :)

A presto     Susanna



lunedì 6 giugno 2016

Di pioggia, di rose e di tentata gelatina

E' un periodo... un pò così. Questa pioggia che imperversa ad ogni ora, con scrosci violenti ed inattesi, davvero mi sconcerta. 
Il tempo di ricordarsi di aver lasciato aperti i finestrini dell'auto parcheggiata davanti alla porta della cucina, tanto faceva un caldo boia due minuti prima ed oplà: sedile zuppo.
Per non parlare dei panni messi ad asciugare al vento teso e sole.
E la terra non assorbe più la troppa acqua, si vanificano anche le piantagioni biologiche di orzo e ceci. Fantastico, come si dice?  Piove sempre sul bagnato. Soldi buttati.

E poi le rose.


Un mare, di tutti i colori possibili. Il mio fiore prediletto. 
Un profumo inebriante, quei petali vellutati che amo sfiorare con le dita.







E le metto ovunque, in casa, in cucina, in sala.

Colte la mattina presto, quando sono umide e fresche, ancora madide della bruma notturna e diffondono tutt'intorno una fragranza unica. 




Ma dopo mi prende l'insana voglia di catturare a lungo questo delicato aroma e conservarlo in vasetti sotto forma di gelatina. 
Allora mi documento, anche troppo, per questo mi confondo un pò le idee e mi invento una ricetta mescolandone le tante lette.

Cogliere 500 grammi di petali multicolori non è un problema nel mio giardino, dove non metto alcun antiparassitario o medicinale per piante.


Dopo un accurato lavaggio delle foglie delicate, vengono trattate con limone e zucchero e messe al fresco per 24 ore.


Già pregusto il risultato. Aggiungo una stecca di cannella ed un pizzico di zenzero fresco, per conferirle quel piccantino che gusta, in contrasto con la delicatezza del fiore.


E cuocio a lungo. Poi tutto con il passaverdure e....niente.

Ottenuta una gelatina troppo liquida, che non vuole saperne di diventare consistente, un sapore acidulo che "allappa".
Oh rabbia. Via, butto via tutto.
Non era il momento giusto per creare, si vede.

E fuori di nuovo piove.